Riso Grezzo
Siamo da poco atterrati all’aeroporto di Tel Aviv.Il nostro viaggio e solo all’inizio e già l’avventura si fa sentire.Le prime emozioni e ansie provocate dall’interrogatorio ElAl Airlines prima di salire a bordo.
“Bello!” penso “E’ così che voglio…vorrei fossero queste cinque settimane”.
Ora dobbiamo attendere 6 ore , qui davanti al Gate 9 ,prima di salire sul volo che ci porterà alla magica Bangkok.Sono lunghe 6 ore ,ma non ci preoccupiamo siamo carichi di energie positive!
Il piccolo Pc acquistato si rileva da subito un eccezional’strumento per il nostro progetto multimediale.
Seduti su quelle scomede poltrone ,chiniamo la testa sul nostro piccolo supporto elettronico e ci lasciamo travolgere dalla frenesia di condividere scrivendo le nostre prime avventure.
Piano piano ,silenziosamente attorno a noi si sta raggruppando un folto gruppo di passeggeri del nostro stesso volo.Alzo un’attimo la testa e vede che è più una piccola comunità di Thailandesi ,quello che sta prendendo posto attorno a noi.
Per me è la prima volta che vedo gente di “quel mondo”.Ne osservo i lineamenti ,i capelli neri e lucidi ,ne ascolto la lingua,osservo i loro grandi sorrisi ,mi incuriosisco ai loro bagagli .Sono per lo più borse di plastica ,c’è chi ha un piccolo scatolone ,chi porta una scatola con una bambola ,chi borse di stoffa a tracolla con alcuni giochi che spuntano,chi dei piccoli sacchetti semirigidi con dentro delle coperte.Alla vista di quei bagagli,così diversi dai nostri zaini ,mi vengono alla mente i racconti dei miei nonni ,quando da giovani ,per sfamare la famiglia andavano a lavorare all’estero ,lontano da casa e sotto le feste tornavano per qualche giorno ,portando con loro qualche dono ,nella valigia di cartone.Mi sembra di essere in un loro racconto.
Ci imbarcano ,io e Laura ci sediamo al nostro posto ,vicino al finestrino ,già prenotato nel ceck-in online. Al mio fianco si siede uno dei Thailandesi che avevo osservato nell’attesa dell’imbarco.
Si accomoda sulla poltrona ,molto adagio ,prendendosi cura di non disturbarmi ,si allaccia la cintura e tiene lo sguardo fisso in avanti ,senza mai voltarsi verso di me ,sembra quasi per paura di dare fastidio .Indossa una giacca bianca…che ormai a causa del tempo e delle macchie sta diventando gialla, pantaloni in velluto ormai lucidi sulle ginocchia ,e scarpe da ginnastica Nike nuove nouve.
Il volo prosegue tranquillamente ,e il mio vicino rimane li immobile per tutto il tempo ,prendendosi cura di non invadere il mio bracciolo.Solo qualche piccolo spostamento per sistemarsi la cintura. Ci portano la cena ,il suo sorriso si illumina ,guarda i suoi connazionali ,si dicono qualcosa e se la ridono .Divorano il loro pasto compostamente ma velocissimamente ,quasi come ci fosse un tempo da rispettare ,altrimenti te lo portano via.
La sensazione che mi da questo mio vicino è particolare ,e mi si collega ai racconti dei miei nonni migranti. Nei suoi atteggiamenti vedo il timore di perdere qualcosa ,il comportarsi a modo ,senza disturbare nessuno senza recare il minimo “danno” altrimenti perderebbe tutto quel poco che ha. Perché è con quel poco che ha che riesce a sfamare la sua famiglia.
Stiamo per prepararci all’atterraggio e la Hostess comincia a girare per le file dei sedili con una busta di carta in mano.Non capiamo bene cosa sia anche perché siamo appena svegli dopo un buon sonno.Il mio vicino la vede arrivare ,si apre la giacca e da una tasca estrae un dollaro americano ,perfetto ,senza neanche una sbavatura…un dollaro della sua paga guadagnata di sicuro non con poche fatiche .All’arrivo della Hostess allunga il braccio e glielo porge , lei spalanca gli occhi e gli chiede : “Really????” Lui sorride e la riverisce ,e allunga ancora di più il suo braccio affinchè lei prenda quel “One Dollar”.
La busta di carta serve a raccogliere le monetine , o i pochi soldi che di solito i turisti hanno alla fine del viaggio ,che di certo finirebbero dentro al comodino di casa dimenticati .Quì vengono raccolti e donati a due associazioni israeliane per i bambini disabili.
Lui quel dollaro non l’aveva di certo avanzato ,e con un dollaro avrebbe sfamato se stesso per un giorno nel suo paese.
E’ stato un gesto di una semplicità stupefacente ,…meraviglioso. Un gesto che mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Un gesto che mette in risalto come le cose più vere siano quelle meno lucide ,meno raffinate ,quelle più grezze.